Fra le tante attività collaterali, possiamo ricordare le antiche corse dei cavalli, che si svolgevano e periodicamente si svolgono durante il “Palu di la Frisgiola” – Palo o Palio della Frittella. I cavalieri, uno per volta, lanciati al galoppo, devono cercare di strappare la frittella, lunga 40 – 50 cm, dalla mano di una giovane in costume e che sta seduta alla finestra, su una torretta o su una impalcatura. Il fortunato può ricevere un qualsiasi premiano l’appassionato bacio della stessa damigella.

Altra usanza similare è lu “Basgiu di la Frisgiola” – il Bacio della Frittella, il gioco si svolge in questa maniera: una lei regge un capo della frittella con la bocca; un lui, dietro versamento di una somma in denaro (che andrà in beneficenza), con le mani dietro la schiena, dal capo opposto inizia a divorare la frittella senza spezzarla. Se ha costanza, appetito e …cupidigia, riuscendo ad inghiottire tutta la frittella, arriva giocoforza verso la bocca di lei ed ha quindi diritto al premio del bacio. A scanso di equivoci, diamo per scontato che le volontarie sono sempre delle belle ragazze, giovani e piene di spirito e che l’aspetto principale della simpatica e gustosa scenetta resta pur sempre la beneficenza.

Un’altra usanza di Lu Carrasciali Timpiesu, in voga fino a una ventina di anni fa è l’indimenticabile “Mascara in Dominu”. Tutti, uomini e donne, grande e bambini, erano presi dalla frenesia del carnevale e non si vedeva l’ora di cimentarsi nelle sfilate e nelle maratone danzanti ma le donne, in particolare, infrangevano le usanze e i tabù e durante le danze di carnevale si permettevano di invitare il cavaliere al ballo, ribaltando un ruolo consolidato. Sotto la maschera, certamente, non tutte, ma molte, piene di iniziative e sicure di sé, convinte anche di non essere riconosciute, forti di quel travestimento intrigante, utilizzando un frasario in falsetto e pieno di inviti sottintesi, lasciavano cadere di quando in quando i veli dell’inibizione. Quanti scherzi e quanti bidoni rifilati sotto quel travestimento! Si perché, sotto quelle “spoglie” si poteva celare una donna piacente e avvenente, ma allo stesso tempo c’era il rischio di ritrovarsi con l’acida zitella, con qualche buontempone o addirittura con la vegliarda centenaria. Nonostante tutto, il rischio valeva la candela e credo che, alla resa dei conti, i premiati siano stati di gran lunga superiori agli scontenti.

di G. Sotgiu