Il Carnevale Tempiese ha origini molto antiche, anche se le prime testimonianze scritte risalgono al 1800.
La citazione più datata del Carnevale di Tempio si ritrova nel dizionario storico geografico del Regno di Sardegna di Goffredo Casalis, pubblicato nella prima metà dell’800 nel quale si legge:”…….nel carnevale si ballano i balli di moda. Reca meraviglia ed insieme diletto il vedere con quanta scioltezza e grazia le figlie del popolo eseguono i balli più difficili, che abbiano una o poche volte veduto….. “.
Testimonianze si trovano anche negli autorevoli scritti del Prof. Manlio Brigaglia1 ed ultimo in ordine di tempo ne Lu Carrasciali Timpiesu2.

A parere di alcuni illustri studiosi, l’evento potrebbe avere una matrice continentale riconducibile alle tradizioni europee di cultura Romanza. Si tratta, infatti, di un carnevale diverso da quello della prevalente tradizione isolana, forse per la diversità della Gallura dal resto delle regioni dell’isola, per esperienze storiche, costumi, tradizioni e parlata. In Gallura la tradizione carnascialesca nasce in una società emancipata e colta, grazie anche al ruolo che nel corso degli ultimi secoli tanti tempiesi hanno ricoperto, presso le corti e le cancellerie di diverse case regnanti, che ha consentito alla città di rivestire tra l’altro un ruolo culturale di rilievo.

E’ questo il panorama sociale nel quale si manifesta la personificazione di Re Giorgio, il più classico dei fantocci che subisce un processo con l’addebito nei suoi confronti di tutte le false promesse, prima fra tutte quella di matrimonio, rivolta, all’inizio del carnevale, alla popolana Mannena, ingannata e rimasta incinta di quello che risulterà poi l’erede di Giorgio, futuro ed imperituro re del carnevale e dei carnevali a venire.

Con la figura del monarca Giorgio, vengono condannate le malefatte e le inadempienze dei governanti e del potere che Giorgio finisce per rappresentare ed impersonare. L’epilogo, ad un tempo tragico e goliardico, ha avuto nei secoli, per i popoli di Tempio e Gallura, un effetto liberatorio derivante dall’assistere, come fanno tuttora, all’ineluttabile condanna a morte, alla lettura del testamento con lasciti tanto iperbolici quanto improbabili ed inattuabili e, per ultimo, al rogo ed al farsesco funerale tra pianti, strepiti e …..laute libagioni.

Ancora oggi il Carnevale Tempiese si colloca agevolmente fra i punti di forza del territorio gallurese e della Sardegna, trattandosi di una risorsa artistico – culturale in grado di richiamare nella città migliaia di persone (oltre 100.000). Nel corso dei secoli per i galluresi e i tempiesi in particolar modo, è diventato qualcosa di più profondo di una semplice consuetudine; è fortemente radicato nella cultura e nell’anima della popolazione che vi partecipa come organizzatrice o come fruitrice, sentendosi coinvolta e parte integrante.

1 Tempio e il suo volto, M. Brigalia e F. Fresi, 1995, C. Delfino Editore 2 Lu Carrasciali Timpiesu – il Carnevale a Tempio Pausania, T. Biosa e M. Pirrigheddu, 2010, Edizioni Thapros